TISSU

SPERIMENTAZIONE CERAMICA, TILES

Tissu nasce da un periodo di sperimentazione sulla ceramica foggiata a colaggio all’interno del laboratorio di Alessio Sarri. Durante questo percorso si è tentato di modificare in alcuni passaggi le procedure tradizionali di produzione.
Nel progettare questi elementi si è tenuto conto della relazione che si instaura fra uomo e oggetto, e dei modi in cui il primo prende coscienza del secondo.

Prendendo in prestito le parole di De Fusco, possiamo affermare che «gli oggetti non vanno solo pensati per la loro distanza dal soggetto, ma per la forma determinata dal rapporto con l’uomo e in definitiva dalla loro distanza-funzione con chi li adopera» (R. De Fusco, Una semiotica per il design, 2005). De Fusco ripropone inoltre il classico binomio ottico/tattile, in cui però «il primo termine sta per ‘visione a distanza’ e il secondo per ‘visione da vicino’». È da aggiungere che, appunto grazie alla vicinanza dall’oggetto che si osserva e alle esperienze avute nel corso della nostra vita, si riescono a catturare una serie di dettagli e caratteristiche che ci permettono di classificare e attribuire a ciò che stiamo osservando il tipo di materiale di cui è costituito o per esempio il modo in cui l’oggetto in questione deve essere usato. 

Ciò che si è tentato di fare nella nostra sperimentazione, è stato di indurre il cervello umano, pronto a rispondere a determinati stimoli, ad attribuire ad oggetti che sono ad una certa distanza, qualità e caratteristiche di tipo tattile attraverso le informazioni ricavate con l’osservazione. In base a questo abbiamo quindi tentato di alterare le percezioni visive in modo che inducessero in errore o perlomeno insinuassero un dubbio nell’osservatore. Si è lavorato immergendo nella terraglia della stoffa naturale che, modellata e cotta in forno, carbonizza: al suo posto rimane cristallizzata, in forme morbidissime, la ceramica.

Terrosa, Terragna, Terrestre.
La ceramica ha un fascino terrestre e terreno, si potrebbe dire che è il più ‘naturale’ dei materiali: naturale non solo perché organico, ma perché legato strettamente e indissolubilmente alla natura. Nasce come argilla, che è fango terroso (non a caso nel gergo di settore l’argilla per ceramica è chiamata terra, ed alcune argille per la lavorazione terraglie); si miscela o si modella grazie all’aggiunta dell’acqua. Questa viene poi drenata con l’essiccamento all’aria e il pezzo foggiato si fissa nella forma col fuoco, divenendo, con la cottura, terra cotta.
L’immagine di Dio che crea l’uomo con l’argilla, e che evoca la tenerezza e l’attenzione del vasaio nel modellare i vasi prediletti, è stata elaborata da moltissimi popoli antichi – da quelli orientali a quelli africani, fino ai greci – dal momento che la lavorazione dell’argilla risale a epoche lontane, ed è considerata dalle popolazioni preistoriche un’attività spontanea. Presso i greci il mito di Prometeo racconta che il dio popolò la terra con uomini forgiati in argilla, e quello di Pandora, prima donna mortale, narra che fu Efesto a modellarla con la terra umida (Esiodo, Teogonia). Il Dio ebreo e cristiano plasma l’uomo dalla terra inumidita e divenuta fango, costruisce cioè con la terra l’abitante della Terra. Si contrappone alla materia impalpabile ed eterea di Dio, che vive al di sopra dei cieli, una delle più corpose, materiche e dense sostanze del mondo: all’essere dei cieli corrisponde l’essere terrestre e terreno, fatto di fango. Nella cultura dogon il pianeta Terra fu creato da un «budello di argilla» che il dio Amma «strinse in mano e lo lanciò come aveva fatto per gli astri» (M. Griaule, Dio D’acqua. Incontri con Ogotemmêli, 2002). Nel mito africano la Terra assume la forma di un disco (paragonabile per forma al tornio del ceramista) su cui sono plasmate tutte le cose del mondo. Dio decide di plasmare l’uomo con la terra, trasformata in argilla dall’umidità dell’acqua, che torna ad essere polvere quando si asciuga. È il soffio vitale che infatti trasforma la terra in carne e dà inizio ad un nuovo ciclo vitale. Anche nella cultura dogon la prima coppia umana nasce dal fango, ma in questo caso la materia terrosa non acquisisce anima finché non si miscela con l’acqua, che è fonte essenziale e mezzo con cui «essa ricevette la vita» (Genesi (2,5-7).

L’acqua è un elemento fondamentale per il materiale in analisi, in quanto permette che terra secca e asciutta diventi argilla, materia plasmabile e malleabile. Il vero processo vitale della ceramica nasce dalla miscelazione delle componenti iniziali e prosegue nelle fasi della foggiatura: è il momento in cui ad una massa informe e casuale si attribuisce una forma razionale.

Ceramica è vita
Anche in questo caso la componente umida è un elemento essenziale: il maestro ceramista immerge le mani in un secchio con l’acqua, per bagnarsele e così permettere che scivolino bene sulla pasta; nella foggiatura a colaggio l’argilla è diluita con una quantità d’acqua ben calibrata che serve per farla diventare più fluida. Una volta che il pezzo è foggiato si lascia essiccare all’aria, cosicché si asciughi, e in questa fase il prodotto ha un ritiro che può andare dal 5% al 20% circa a seconda del tipo di terra utilizzato. La materia rimane comunque dinamica, perché nella fase appena descritta cambia dimensione, continuando a trasformarsi, sebbene più lentamente e con minore energia. Anche quando è in forno, e sta per terminare il processo di produzione, non abbandona questa proprietà: perde l’umidità rimasta e il colore cambia (si schiarisce quello delle argille chiare e si imbrunisce, fino a diventare color mattone, quello delle argille rosse come la maiolica). A cottura conclusa l’argilla arriva al termine della sua vita: da terra cruda si trasforma in terracotta, i grani si espandono e la struttura molecolare si cristallizza. Il materiale, persa tutta la sua elasticità, diventa il più rigido degli elementi, non può più cambiare forma e aspetto.

L’argilla, che è terra cruda, molle, umida ed informe si contrappone alla dura, secca e strutturata terra cotta. L’argilla è paragonabile a un bambino, al suo scheletro elastico e flessibile e alla sua mente creativa. La terra cotta è simile al vecchio, dallo scheletro rigido e fragile, che come ceramica, con l’urto, si frantuma e si spezza.

Concept, design Tuorlo Design Studio
Sviluppo e produzione Tuorlo Design Studio, Alessio Sarri Ceramiche, Claudio Pulicati

Febbraio 2016